Alla ricerca spasmodica di un luogo vicino al Festival dove parcheggiare Sneaky per i 4 giorni a seguire, abbiamo imboccato una stradicciola e ci siamo inconsciamente trovati nell'area artisti.
All'interno del Giardino Botanico di Adelaide, non solo si svolgeva il Festival, ma era stato allestito un vero e proprio villaggio di musicisti.
La cosa carina in tutto ciò è che a causa del nostro look postdesertico alquanto trasandato apparivamo agli occhi di tutti come degli artisti un po' naif un po' egocentrici pronti a esprimere le loro doti musicali. Nessuno ci bloccava, anzi ci salutavano con la riverenza che si usa solitamente portare alla gente di spettacolo. Fantastico. Passeggiando con nonchalance tra le baracche ci siamo trovati di fronte a tre componenti dell band gitana Taraf de Haidouks mentre provavano prima del concerto. Dietro a loro, un quarto membro si stava facendo massaggiare le braccia tipo giocatore di rugby prima della gran finale di campionato.
La percezione di violare la loro intimità ci ha perà fatto desistere dal proseguire il Tour “Stare per una notte”. Li avremmo comunque incontrati tutti più tardi, sul palco.
Ripreso il Van ci siamo lanciati di nuovo nel traffico. Giusto un paio di ore per rilassarci.
Disperati dall'assenza di posteggi (Sneaky non è proprio quel ragazzetto gracilino che butti dove ti pare) ci siamo lanciati nel parcheggio privato di una ditta di impianti di non so bene cosa.
Non c'erano alternative. Dopo aver pregato la Madonna di Pompei e il Santo Protettore dell'arma (ora non ricordo il nome) abbiamo lasciato Sneaky indifeso nel parcheggio, vedendo come opzione migliore le ganasce alle ruote, perchè quantomeno avremmo avuto un posto “stabile” dove dormire.
Erano le 17.30 di venerdì 7 marzo quando siamo “rientrati” al Festival, questa volta dall'ingresso principale. Il Festival era immerso nel verde, tra immensi alberi secolari pronti a dar ombra ristoratrice e tra bancarelle di ogni genere divise in tre macro aree: una dedicata al cibo, un'altra all'abbigliamento, giocoleria ecc. e infine l'ultima dedicata alla sensibilizzazione delle persone nel rispetto degli altri e dell'unico luogo che ci è stato dato per vivere. Sia chiaro, non le solite baggianate che si trovano ovunque, ma veri e propri laboratori dove ti insegnavano come riciclare il materiale (io e Eri ci siamo costruiti un portafoglio con la scatola del latte), dove ti mostravano come costruire una casa ecologica e dove poter reperire materiale sulla permacultura. Data un'occhiata generale, con la promessa di approfondire nei giorni a seguire, ci siamo lanciati verso il parco principale per assistere alla cerimonia di apertura: una antica danza aborigena.
Dopodichè esplosione di musica. Cinque palchi sparsi qua e là e 2 stage dove gli artisti potevano spiegare e condividere la loro musica con la “platea”. Oltre a questo un angolo dove poter incontrare ogni singolo artista pronto a parlarti e a firmarti l'autografo sul loro CD, se ti andava di comprarlo.
Nessuna prepotente rockstar, nessuna popstar viziata. solo musicisti da tutto il mondo che hanno scelto di condividere un messaggio attraverso la loro musica. Artisti e basta. (www.woomadelaide.com.au)
L'atmosfera era elettrizzante con gente di tutti i tipi danzare costantemente insieme ai poliziotti, volontari e paramedici offrire gratuitamente crème solari contro il cocente sole australe e gazebo che rilasciavano goccioline di acqua rinfrescante per chi si sentiva accaldato, oltre che acqua potabile gratuita per tutti, perchè dall'acqua non si puo' prescindere, non si puo' e non si deve vendere. Allestite qua e là mostre permanenti di bandiere multicolore e, durante la notte, spettacoli pirotecnici a illuminare e riscaldare l'ambiente.
Ora, non voglio tediarvi con la lista degli artisti presenti, anche perchè li potete trovare nel sito, ma di uno ci tocca parlare. Il suo nome è Kutcha Edward, un ragazzone aborigeno ex giocatore di Football Australiano (a metà tra calcio e rugby) figlio della Stolen Generation pronto a mostrare e condividere le proprie cicatrici di uomo nato col colore sbagliato.
Il suo concerto è iniziato mostrando alcune fotografie. Tra di esse quella di suo nipote, adolescente deriso e ucciso sulla strada a per lo stesso identico motivo: il colore sbagliato.
E di suo fratello, alcolizzato e lasciatosi morire perchè “perso”....“non perchè non sapeva chi era, ma perchè non sapeva cosa era”.
E poi ha raccontato la storia di suo cugino, portato via di casa da bambino e cresciuto in una famiglia bianca. Diventato uomo, decise di dedicare la propria vita lavorando in una associazione che aiuta genitori e i bambini rubati a “ritrovarsi”. Un giorno una signora anziana come tante altre bussò alla sua porta chiedendo aiuto per ritrovare il proprio figlio. Dopo otto mesi di incontri e di intenso lavoro nessuna notizia emergeva sulla sorte che era toccata al suo bimbo. Finchè un giorno, rileggendo i documenti in suo possesso, il cugino di Kutcha ebbe un'illuminazione. Chiamò immediatamente l'anziana signora chiedendole di presentarsi quanto prima all'ufficio. Una volta di fronte egli esordì felice: “Signora, ho trovato suo figlio. Quel bambino che ha perso e che sta cercando di ritrovare ora ce l'ha di fronte. Quel bambino sono io.”
Tre giorni intensi al Woomadelaide, nessuna ganascia alle ruote di Sneaky. Lo spirito libero del Festival aveva avvolto tutti sotto lo stesso grande abbraccio. E tutti si lasciavano semplicemente abbracciare.
Era per noi giunto il tempo di ripartire. Ultima tappa del nostro lungo peregrinare.
Yuval Kush Maya Tim Dom Justin Gareth
E Melbourne





2 commenti:
La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu
molto intiresno, grazie
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