domenica 9 marzo 2008

Senza via di Fuga

  • Eri, ma quelli non sono i “Galli”? -

  • Ciaoooooooooo! Come è andata la traversata? -

  • Eh, diciamo bene, abbiamo rotto di nuovo la macchina a Halls Creek ma ora siamo qui... -

  • Notizie del Ponte? -

  • Ancora chiuso, ora si parla di 6 metri di acqua e di altre due settimane di attesa, ma non si sa mai... - Esclama Gaetan un po' sfiduciato – e in piu' sembra che dopo Nicholas sia in arrivo un altro Cyclone (accento francese) -

  • Beh noi non abbiamo voglia di aspettare qui al Backpackers, lavoro in città sembra non ce ne sia. Potremmo fare una bella spesa e trasferirci fuori città in qualche bel posto....che dite? -

  • Siamo d'accordo! - esclamano i tre

Fissata la partenza per la mattina seguente, ci siamo dedicati a uno scambio culinario interculturale. Intanto nuove leggende sul Victoria River Bridge e sul suo allagamento imperavano durante la lunga, umida notte di mezza estate Kununurriana. C'è chi parlava di otto metri oltre al ponte, chi di dodici e chi addirittura parlava di una metamorfosi di alcuni voraci alligatori che avevano modificato il loro stato naturale di anfibi in volatili e che al tramonto li si poteva vedere abbarbicati su grossi alberi di Baobab in attesa di qualche sventurato turista deciso ad attraversare a tutti i costi il ponte.


La mattina seguente, verso l'ora...di colazione, un ambasciatore dall'Alemagna si presenta al ns. tavolo con la leggenda piu' dolce... “ - stanno aprendo il ponte, io partire ora”- (leggasi con R rafforzata). Presi da un insensato ottimismo iniziamo anche noi i preparativi per la grande traversata. La Jeep dei francesi, rottame ma anfibia, e Sneaky, giovane fighetto appena maggiorenne e percio' spavaldo, scalpitavano e si scambiavano occhiate di intesa. Forza ed entusiasmo.

Verso le 12.30 eravamo ancora in alto mare. In compenso però avevamo chiamato il centro viabilità del Northern Territory il quale, a mezzo voce elettronica, ci aveva ri-confermato l'inagibilità della strada ma attribuendo a una voce elettronica la stessa valenza di quella che senti quando chiami uno al cell e ti dice “spento” e poi riprovi e squilla, abbiamo deciso di partire.

  • Sti cazzi – dice Alan – tutt'al piu' ci facciamo due settimane nel Bush e magari ogni tanto lo aprono, anche per un'ora, e se siamo lì passiamo e Adieu –

  • Si si - conferma Gaetan – e poi il ponte è a 150 Km, possiamo sempre tornare indietro -

Detto fatto e dopo una veloce (ma non troppo) occhiatina ai fluidi dei due nuovi amichetti (Jeep e Sneaky) ci lasciamo alle spalle la città piu' bagnata della storia.

Passati i fatidici 150 km tra pallidi raggi di sole e lanugginose nuvole all'orizzonte del ponte non c'era traccia. Fermatici per un breve consulto tra le leggende abbiamo annoverato quella che dice che forse il ponte non è mai esistito, ma dopo un breve consulto atlantico ci siamo resi conto che in realtà Gaetan con la matematica ha un rapporto conflittuale sin dai tempi del liceo (o Liceau?) e che il ponte esiste eccome, ma si trova al km 350 di Kununurra.

Considerando che siamo partiti alle 14.30 e che a 90 km/h 350 km significano 4 ore abbondanti di cammino (ehm...di guida), osservando i nuvoloni laggiu', sempre piu' grandi, sempre piu' neri, sempre piu' “tutto”, e calcolando che non saremmo stati lì prima del tramonto, tutti iniziavamo a considerare una marachellata la ns partenza, ma nessuno aveva il coraggio di proferir parola e anzi, con un sorriso sprezzante sulle labbra, il braccio destro alzato verso levante a indicare la via e una manina calata a grattare i “reali”, noi, impavidi eroi di noi stessi (chiamala se vuoi irresponsabilità, io non posso devo fare la parte) decidiamo di procedere. Verso il Km 250 avevamo superato un tiepido acquazzone primaverile ma nel cielo terso splendeva un sole decisamente infuocato che ci faceva, come si suol dire, alzare il gomito e anche un po' burlare questo senso di timore reverenziale che l'australiano medio ha nei confronti della Natura, un senso di timore simile a quello che in qualche vecchio film si vede nei confronti del severo genitorato d'altri tempi o del bacchettante “maestro di scuola”.

E come volevasi dimostrare, dopo mezz'ora, dietro la lavagna, ci siamo finiti noi

Un uragano di irruente fattezze e di proporzioni mastodontiche ci stava chiedendo strada sulla Statale 1 Kununurra-Katherine e sembrava infischiarsene di cinture, di precedenze e limiti di velocità. Semplicemente ci stava accogliendo a braccia a aperte nella sua . E noi, aperta una breccia nel suo fianco, lo abbiamo affrontato.

Un muro.

Un muro di chiodi d'acqua e saette che squarciavano il nero piu' nero del cielo. Se devo vedere il lato positivo posso dire che dopo piu' di un mese quello zozzone di Sneaky finalmente si faceva una doccia, con tanto di spazzolata dietro le orecchie. La strada iniziava ad allagarsi, ma come ogni bambino un po' cresciuto, Sneaky si lanciava tra le pozze sparse qua e là quasi a voler far vedere al suo nuovo amichetto a quattro ruote motrici che anche lui poteva dire la sua Ma al primo vero ostacolo abbiamo tremato. Lanciati alla considerevole velocità di 70 km/h abbiamo guadato un fiume in piena. Ossia, non era così in piena, ma noi pensavamo fosse decisamente meno in piena. Hai presente quando prendi una pozza bella grande che la macchina pattina e te godi perchè hai appena “lavato” uno che a piedi passava di là? Ecco, nessuno passava di là e nessun pattinamento, semplicemente il motore tra singulti e borbottii stava morendo. Lì, in mezzo al fiume.

Ma tra ave marie e padri nostri che sembravano piu' bestemmie che preghiere, l'indomabile Sneaky risorge dalle ceneri, come quella mosca caduta nel bicchiere che a stento e con le ali bagnate arriva ai bordi e si riposa a riva....per un pelo insomma.

Ancora un po' eccitati ma decisamente piu' spaventati abbiamo deciso di ridurre la velocità. 45 km/h erano piu' che sufficienti e sti cazzi di arrivare prima del tramonto, tanto con quella bufera il ponte sarebbe stato chiuso, sicuramente allagato, probabilmente di 20 metri. Beate leggende! Come le rimpiangevamo!

E mentre ognuno di noi per non pensare troppo ammirava il paesaggio, sempre piu' lussureggiante, a 3 km dal ponte e giusto al battesimo dei nostri primi 6.000 km è accaduto l'imprevedibile. Ossia il prevedibilissimo che solo noi non volevamo prevedere. Di fronte a noi, a osservare il paesaggio, giusto a lato della alla carreggiata, si era assiepato un canguro.

Neanche il tempo di esprimere a parole quel che già in cuor nostro sapevamo e il canguro aveva deciso di attraversare.

Si inchioda. Anzi si pattina. E pure parecchio. In una frazione di secondo accade di tutto. Mentre Sneaky scivola e incede, anche il canguro, ormai capito che per lui c'era ben poco da fare, a sua volta scivola. Giusto il tempo di vedere il terrore nei suoi occhi e siamo fermi. Il motore è morto, Gaetan e gli altri abbozzano un sorpasso per non doverci trovare tutti assieme appassionatamente nel Back del ns Van (che per carità è grande ma non così grande), e mentre vediamo Bernie osservare durante il sorpasso il canguro sotto le ns ruote un rumore sordo ci assale alle spalle.

Io non lo so se voi avete mai visto in qualche film un Camion Australiano....se ti dice culo c'ha due rimorchi. Quando il camion ci ha superato, senza toccarci, io ne ho contati tre.

Ed è stato contando che abbiamo visto Mr.Cangurotto, probabilmente con qualche escoriazione, zampettare oltre la strada e in perfetta salute apprestarsi a riconquistare “la terra”.

  • non si attraversa fuori dalle strisce – penso stupidamente mentre riaccendo Sneaky.

Due chilometri e di fronte a noi il Victoria River Bridge, incredibilmente sgombro. Ossia con l'acqua che, alta “solo 8 metri”, schiaffeggiava con prepotenza i bordi del ponte, ma non li superava.

Come se stessimo andando a una scampagnata, in silenzio e a bassa velocità lo abbiamo attraversato, scatttando pure qualche foto.

Arrivati all'altro lato siamo scesi e tra maestose pacche sulle spalle e abbracci fraterni, mi sono ricordato che dall'entusiasmo ci siamo dimenticati di far benzina. “Nessun distributori fino a Katherine” sentenziano i cartelli. “non abbastanza benzina” rimbrotto io. Merda. Si torna indietro.

Osserviamo il ponte, le onde che si infrangono sulle barriere, io e Erika ci guardiamo negli occhi e sfogliando i ricordi della mente ci sincronizziamo come a un Pit-Stop della Ferrari. Calcoli i litri necessari, ci dividiamo in maniera certosina i compiti e partiamo.

Attraversiamo a tutta velocità, entriamo nel distributore, io pompo fuel, Erika è già dentro a pagare. Metto in moto, lei arriva correndo, sale mentre sono già in moto e ci ridirigiamo verso il ponte. Pochi lunghissimi attimi e siamo di là. Il viaggio puo' continuare.



Sneaky e il suo amichetto Jeep


Victoria River e bordo del ponte

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