Era la mezzanotte del 25 aprile e mentre salivamo sull'aereo che ci avrebbe portato in Italia una vocina all'altoparlante dice “ il Sig. .... è pregato di recarsi urgentemente all'imbarco”.
Guardo l'orologio, siamo un po' in ritardo ma non troppo. Strano. Mi richiamano. E poi ancora. Arrivo al desk e un uomo della sicurezza mi chiede di seguirlo. “ un bullet, un bullet” esclama in un fantomatico inglese. Io abbozzo, che significa un proiettile? Andiamo in uno scantinato e di fronte a me trovo lo zaino di Erika. Mi chiede di aprirlo e dentro...c'è un proiettile!
“report, report!” incalza il para agente. Questa è un offesa, attentato! Io strabiliato raccatto lo zaino e lo seguo, di nuovo in superficie. Arrivati su chiedo lumi a Erika la quale si ricorda di averlo raccattato non sa bene dove. “Un souvenir” dice “è della seconda guerra mondiale!” Gli consegnamo il proiettile e facciamo per risalire ma ci bloccano. “Police, police, arrest!” incalza l'uomo in uniforme. “ma arrest de che, non scherziamo, quel proiettile ha mille anni e poi c'abbiamo il volo!” “ no, no, tomorrow, tomorrow!, ora Police!”
Fatto sta che non ci hanno fatto partire. Buttato il volo. Panico. Andiamo nell'ufficio. Interrogatorio. Dichiarazione. “Possiamo andare ora?” “ no, police!” Non posso crederci, ci ha venduto per una “medaglia di stagno”.
Ci caricano in macchina e ci portano alla polizia, al CID per la precisione, Dipartimento di Investivazione Criminale”. Sono le due di notte, panico. Tentiamo di contattare l'Ambasciata, nessuna risposta. “tomorrow, tomorrow!” “big problem big problem” insistono i pulotti.
Ci accasciamo sulla sedia. Inquietanti pensieri sopraggiungono uno dietro l'altro, tipo chiavi di cella buttati nel tombino, tipo crisi internazionale, tipo ogni genere di cosa orripilante che ti possa venire in mente in un CID a Kuala Lumpur. Accusati di un attacco terroristico.
Ma mo' ti pare, con tutta la buona volontà, vabbè che a Kuala ci stanno le torri gemelle, vabbè che c'ho pure la barba lunga, ma si è mai sentito di un bianco che vuole fare un attentato terroristico alle torri gemelle a Kuala Lumpur con un proiettile arrugginito della seconda guerra mondiale?
Nel frattempo avevamo contattato i genitori di Eri che si sono mobilitati immediatamente tra Ministero degli Esteri e Ambasciate Italiane, ma senza esito (3 di notte)
Non ci resta che attendere. No water no food. Lots of nicotine.
Attacchi di panico reciprochi a sbalzi. Circa uno a testa ogni quindici minuti.
Bestemmie. Preghiere. Preghiere e bestemmie. Così, per accaparrarsi la simpatia di entrambi. God and Evil. Il primo che sente ci aiuti, please!.
Verso le cinque iniziano le prime visioni. I titoli in prima pagina dei quotidiani piu' titolati.
La Repubblica “ arrestati due italiani in vacanza. Crisi internazionale” Il Corriere “arrestati due italiani in vacanza. Il Governo Malese rivendica la liberazione di due ostaggi afgani a Guantanamo” La Stampa “arrestati due italiani in vacanza. Berlusconi incontra il Re di Malesia a Porto Rotondo. Ringhio Gattuso portavoce a Kuala Lumpur” Il Giornale “ Comunisti in vacanza sequestrati dai Mujahidin. La Lega propone la castrazione chimica dei musulmani in Italia ” Il Manifesto “ NUVOLE E MOSCHEE. Complotto Internazionale all'ombra delle governative. Berlusconi organizza l'incidente diplomatico per guadagnare voti”
La mattina era ormai alle porte e il “giudizio finale” pure.
Verso le 9 ci comunicano che ci avrebbero denunciato alla Corte Suprema per la grave offesa verso uno stato pacifico come la Malesia.
Semisvenimenti avanzavano insieme a un sinistro odore di ascella. Come non riconoscere la mia sinistrina. Mi tradisce sempre nei momenti topici.
Verso le 10.30 nessuna notizia dall'Ambasciata Italiana. Continuiamo a chiedere aiuto a ogni persona che passa. Probabilmente anche alla donna delle pulizie. Non si sa mai.
E dal nulla arriva un ragazzotto, forse della mia età, che vuole sapere la ns storia. Crolliamo.
“Non ti preoccupare dice, pensa a Dio, Dio è qui, vi aiuterà. Vado a parlare con chi ha in carico il caso. A dopo”
Dopo circa un'ora arriva il capo di questo ragazzo che esordisce “stiamo cercando di aiutarvi, non vi preoccupate. I rappresentanti dell'Ambasciata stanno arrivando, portate pazienza. Intanto vi interroghiamo”
Proviamo anche l'ebbrezza del condannato.
Terminata “l'intervista” ci fanno accomodare in una saletta con divani e TV. Champions League.
No thanks. Il ragazzotto, il ns angelo custode non ci molla un attimo. Ci presenta tutti i suoi amici e iniziamo a parlare del piu' e del meno. Ci trattano davvero bene, questurizzamente parlando. Cogliamo che ci sono due fazioni e che ovviamente noi quella notte siamo capitati col pugno de fero. Speriamo. Non ci rimane altro. Verso le 14 iniziamo a diventare quasi amici della fazione
“amàmose tutti” e verso le 14.30 inizio, così per passare il tempo, a dare corsi su come rollare le sigarette. E poi tutti a fumare. E poi di nuovo rollare. E poi fumare. E poi...e poi bussano alla porta “Ah regà, ma che ce combinate? Mo' ve tiramo fori” esclama uno dei due emissari dell'Ambasciata Italiana in perfetto accento di tanto amata casa. Commozione generale. Iniziano a trattare la nostra liberazione. Ripenso al 25 aprile, il giorno dell'indipendenza, della liberazione.
Un'ora e mezza di diplomazia. Sbalorditivo. Un film nel film. Sarà vero? Forse non ho digerito il Chicken Fish?
Preparano le carte del rilascio, ma sulla denuncia non transigono: dobbiamo presentarci al processo, l'8 maggio. Che suona tanto che sanno perfettamente che non ci presenteremo mai, ma che sono obbligati a seguire la procedura. “Alle brutte non potrete piu' rientrare nel paese” esclama l'altro angelo italiano. “peccato, era carino” abbozzo io.
Salutiamo tutti (quelli della cricca dell'amàmose ovviamente), scatta quasi un abbraccino, addirittura qualcuno dice “veniteci a trovare la prossima volta!” e mentre stavamo per salire su una fiammante Alfa centocinquantaequalcosa ci abbiamo pure pensato...se rispondere... “certamente!”